Italmondo: Pensionati senza speranze
di Luciana Mella
Nel 2009 viene alla luce una colossale truffa ai danni di numerosi pensionati italiani in Svizzera. Artefice del raggiro l'allora presidente dell'INCA-CGIL di Zurigo.
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Un'immagine di Zurigo
Ad oggi sono pochissimi i pensionati risarciti. Grazie alla fiducia che tanti connazionali gli avevano accordato, l'ex responsabile del Patronato, Antonio Giacchetta, operava come intermediario tra le compagnie di assicurazione, che in Svizzera gestiscono il trattamento di fine rapporto, e i lavoratori, disponendo completamente dei loro risparmi. Attraverso firme, documenti e timbri consolari falsificati, Giacchetta è riuscito, nel giro di alcuni anni, a truffare circa 400 persone e ad appropriarsi di quasi 30 milioni di Franchi, facendoseli depositare su propri conti correnti. Da allora sono passati sei anni e, nonostante le azioni legali portate avanti dal Comitato difesa famiglie, istituito per dare voce comune a tutte le vittime, la maggioparte dei pensionati non è ancora risucita a riavere i propri soldi. L'INCA-CGIL, che si dichiara vittima essa stessa della truffa, è stata però condannata dalla giustizia svizzera a risarcire i truffati. Per evitare di pagare i risarcimenti richiesti, ha dicharato insolvenza e ha chiuso tutti gli uffici presenti sul territorio elvetico. Ma qualche mese dopo li ha riaperti, creando una nuova associazione. Un atto giudicato da molti inaccettabile, sotto il profilo etico e politico, soprattutto perché deciso dalla più grande organizzazione sindacale italiana. A fine marzo il segretario generale della Cgil, Susanna Camusso, è stata convocata per un'audizione dal Comitato per le questioni degli Italiani all'estero del Senato, in una seduta dedicata ai patronati italiani che operano all'estero. La sua posizione è stata però ferma: nella vicenda la Cgil non ha responsabilità.
Stand: 05.05.2015, 19.45 Uhr
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