Speciale: Wir sind die Neuen!
Funkhaus Europa ha dedicato un'intera giornata ai profughi: molti di loro sono venuti in studio a raccontare le loro storie, a fare domande sulla vita in Germania e a rispondere a quelle degli ascoltatori. A Radio Colonia, fra l'altro, un regista etiope che vive in Italia, un giovane somalo, un esperto della "quarta globalizzazione" e una buona idea dalla Toscana.
Wir sind die Neuen!
Ogni giorno arrivano in Germania migliaia e migliaia di profughi. Nel 2015 potrebbero essere quasi un milione. Il tema è sempre presente nelle nostre trasmissioni, ma giovedì 24 settembre Funkhaus Europa ha deciso di dedicare loro un'intera giornata. Dalle sei del mattino ai nostri microfoni si sono alternati profughi di diverse nazionalità con le loro storie e speranze, con le loro domande e risposte: dall'insegnante di inglese siriana al rapper siriano. Tutte le interviste si possono risentire nello speciale "Wir sind die Neuen!".
Da giurista a regista
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Il regista Dagmawi Yimer
Dagmawi Yimer ha scoperto il cinema in Italia. In Etiopia studiava giurisprudenza ma lì rese conto che non sarebbe mai stato possibile cambiare il suo Paese.
Nel 2006 è iniziato il suo lungo viaggio che lo ha portato ad attraversare il deserto libico e poi il Mediterraneo.
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Da Lampedusa è poi arrivato a Verona, dove vive tuttora. A Colonia è venuto per presentare tre suoi film documentari nell'ambito del festival "African diaspora cinema".
La quarta globalizzazione
Massimo Livi Bacci, docente di demografia all'università di Firenze, sostiene che quella che stiamo vivendo sia la quarta globalizzazione.
Dopo le prime tre (scoperta dell'America, rivoluzione industriale e intersambio delle merci) siamo arrivati, a suo avviso, alla globalizzazione delle persone, di fronte a cui non vi sono frontiere, muri o fili spinati che tengano.
L'esodo dal Sud del mondo - ha spiegato Livi Bacci al microfono di Giusi Valentini - viene inoltre incontro al declino demografico del nostro mondo ricco che, senza l'apporto di nuova linfa, rischierebbe - nel lungo periodo- il collasso economico e sociale.
Il modello toscano
La Toscana ripropone il modello già attuato con successo nel 2011 per accogliere chi fuggiva dalle primavere arabe. L'obiettivo era ed è quello dellintegrazione col territorio. I profughi vengono ospitati a gruppi di poche decine in piccole strutture, distribuite capillarmente sul territorio regionale, dove seguono corsi di lingua italiana ed educazione civica e sono impegnati in piccole attività non retribuite (perché il loro status non definito non permette loro di lavorare).
La storia di Yusefi
Il racconto di Yusefi, diciottenne somalo, arrivato con fatica in Germania e che dovrà ritornare in Italia in virtù della Convenzione di Dublino, secondo la quale i migranti possono richiedere l’asilo politico solo nel primo paese dell'Unione raggiunto.
La storia di Yusefi mette a nudo l'astrusità della convenzione, ritenuta obsoleta da più parti e che la Merkel ha sospeso il 24 agosto per consentire ai profughi siriani di entrare in Germania e richiedere asilo lì.
Stand: 24.09.2015, 19.00 Uhr
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