Pagine scelte: Adua
di Cristina Giordano
La storia di Adua, donna somala cresciuta a Roma, e della sua famiglia. Lo scontro tra emigrazione passata e presente nell'ultimo romanzo di Igiaba Scego.
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La copertina del libro
„Dovresti ringraziarmi, ti ho dato il nome della prima vittoria africana contro l’imperialismo“; Zoppe, uomo somalo emigrato in Italia, si rivolge così a sua figlia “Adua”, protagonista e titolo dell’ultimo romanzo della scrittrice italo-somala Igiaba Scego (edito da Giunti). Adua, che porta questo nome in ricordo della guerra di Abissinia del 1896, è una donna somala che vive a Roma da quando era ragazza e che qui racconta la storia della sua famiglia e la storia della sua terra, una terra che al termine della guerra civile vorrebbe rivedere e che in queste pagine viene rievocata nelle immagini, negli odori, nelle abitudini quotidiane vissute o ascoltate nei racconti tramandati dalla tradizione orale. Così scopriamo il "beeris skukaris", piatto a base di riso e carne, o l’"attar", l’essenza con cui si profumavano le donne somale.
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Igiaba Scego
Adua sposa un “Titanic”, un migrante molto più giovane di lei, sbarcato a Lampedusa. Per lui, lei è una “Vecchia lira”, perché appartiene alla generazione di donne arrivate in Italia prima dell’arrivo dell’euro. Uno scontro linguistico che incarna in maniera emblematica anche lo scontro esistente tra emigrazioni passate e presenti. Igiaba Scego è nata in Italia da una famiglia di origine somala, in questo libro tuttavia ci sono pochi elementi autobiografici, tra questi c’è la casa di Zoppe, chiamata come la casa della madre dell’autrice, "Laabo dhegah", due pietre. Ai nostri microfoni Igiaba Scego ci racconta di questo romanzo, di com’è oggi Mogadiscio, una citttà trasformata dalla speculazione immobiliare, in cui cresce la disugaglianza sociale e in cui i ragazzi somali continuano a sognare il "Taharib", il viaggio verso l’Europa.
Audio e link
Stand: 03.12.2015, 19.10 Uhr
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